Devi tenere la guardia alta! 

Sento queste parole e poi risate che riempiono il cortile. Mi sono immaginato la scena. Non era difficile.
Marco che incontra Sargis e simula un gancio, o un colpo di quelle arti del combattimento che arrivano dal lontano Oriente, il ragazzo che rimane spiazzato, senza parole. E poi giù a ridere, con gli occhi pieni di ammirazione.
 

E poi non puoi andare in una palestra di boxe senza i guantoni. Andiamo a prenderli. 

In che senso? 

Nel senso che possiamo prenderteli noi, abbiamo l’autorizzazione dal progetto SAI per iscriverti alla palestra di boxe. 

Sargis rimane di nuovo spiazzato. La burocrazia, quella italiana, è un concetto decisamente inafferrabile per un ragazzo di 16 anni, che sostanzialmente passa il suo tempo e le sue giornate ad aiutare sua madre a curare i suoi tre fratellini. Ma ciò che conta è il risultato: guantoni nuovi, paradenti e pantaloncini. Così la palestra è più vicina. 

Dalla Georgia arrivano campioni di boxe, c’è una lunga tradizione nella nobile arte del combattimento, ma non è tanto il lato competitivo che qui conta.
L’obiettivo non sono le Olimpiadi. 
 

Quello che conta è che Sargis ha solo 16 anni e sta attraversando un’età, quella dell’adolescenza, che probabilmente altrimenti non gli sarebbe consentita, perchè da dove viene lui a 16 anni sei già grande e devi occuparti della famiglia, a maggior ragione se hai lasciato casa e hai attraversato il mondo alla ricerca di un futuro migliore.
Quello che conta è garantire a questo ragazzo l’accesso al ring dove sogna di poter combattere, e che quel quadrato possa diventare il suo spazio.
Suo.
Senza i fratellini che gli ronzano intorno e senza la responsabilità di occuparsi delle cose di casa.
Uno spazio tutto suo, soltanto per lui, in cui crescere. Educarsi al rispetto, in primis di se stesso.
 

Sargis cammina orgoglioso con Marco verso la palestra di boxe, il borsone con i guantoni sulla spalla, la leggerezza dei suoi 16 anni e tutto il peso della storia della sua famiglia nelle gambe che si muovono veloci, ansiose di andare a esplorare una nuova avventura, questa volta scelta da lui.  

E non c’è dubbio alcuno che, ogni volta che quei guantoni verranno rimessi nel borsone, alla fine di un allenamento, il pensiero volerà a quegli scambi di battute nel cortile di piazzale Dateo, dove Sargis, grazie ad uno sguardo educativo, ha scoperto di potere avere anche lui una possibilità, tutta sua.